Riforma della legge sulla cittadinanza: tante buone intenzioni, ma nessun fatto concreto
Dopo anni di confronti con la politica e sollecitazioni, nel novembre 2021 la Segreteria di Stato per gli Affari Interni diretta dal Segretario dimissionario Elena Tonnini, presentò un progetto di legge che contemplava l’eliminazione dell’obbligo di rinuncia della cittadinanza di origine per coloro che aspirano ad essere naturalizzati cittadini sammarinesi, valutando l’opportunità di subordinare l’ottenimento della cittadinanza sammarinese ad uno specifico test di conoscenza della lingua italiana, della storia e delle istituzioni della Repubblica di San Marino, dimostrando così un vivo interesse nel tentare di accogliere le richieste dei cittadini italiani. Purtroppo si trattò solo di un fuoco di paglia, perché, a quanto pare, da allora non è stato fatto nessun passo in avanti concreto, nonostante le tante richieste avanzate dal Comites San Marino anche durante gli incontri con la Segreteria di Stato per gli Affari Interni, di avviare l’iter parlamentare della riforma.
A nulla sono valse la parole rassicuranti spese pubblicamente dall’ex Segretario di Stato per gli Affari Interni Elena Tonnini: “La Segreteria sta lavorando e ha svolto tutto il percorso di confronto anche con gli uffici. Questa legislatura lo sta affrontando, c’è la volontà di procedere”, in quanto il processo di ammodernamento della normativa, dopo un iniziale entusiasmo, si è inspiegabilmente arrestato.
Non possiamo quindi nascondere la nostra profonda delusione – mastica amaro il Presidente Alessandro Amadei – per l’ulteriore allungamento dei tempi di una riforma che avrebbe proiettato San Marino nel futuro, adeguando così la normativa anche alle raccomandazioni della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa (ECRI) che nel quinto Rapporto su San Marino del 2018 consigliò di “introdurre una maggiore flessibilità per quanto riguarda la doppia cittadinanza, quando si acquisisce quella sammarinese”.
A tal proposito suonano beffarde le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa da un esponente di spicco di Rete ad un quotidiano locale, in cui si definisce il movimento politico, a cui appartiene l’ex Segretario di Stato per gli Affari Interni, ” progressista e riformatore”, attento ai diritti civili, pronto ad “abbandonare i tanti dogmi e privilegi derivanti dal passato”. L’opportunità di abbattere i privilegi, riformando la legge sulla cittadinanza, è stata servita all’ex Segretario di Stato per gli Affari Interni Elena Tonnini ed al movimento Rete su un piatto d’argento, ma purtroppo non è stata colta